Progettazione e realizzazione di video installazioni immersive per il Museo Valtellinese di Storia e Arte di Sondrio

Progettazione e realizzazione di video installazioni immersive per il Museo Valtellinese di Storia e Arte di Sondrio

Description

Nel 2019 il Museo di Storia e Arte Valtellinese di Sondrio (MVSa) ha commissionato a Spazio Geco la creazione dell’installazione multimediale denominata “ciò che è nascosto dietro un frammento”.

La necessità della curatela era quella di comunicare la differenza tra un ritrovamento archeologico, proveniente da scavi che normalmente non è molto bello esteticamente, ma ricco di informazioni e reperti, o un ritrovamento archeologico proveniente da una collezione privata o da una scoperta occasionale, che sono spesso più preziosi e belli, ma senza contesto e informazioni storiche.

L’idea nata negli incontri tra il team geco e la curatela è stata quella di includere nell’installazione due oggetti simbolo, dello scavo e della scoperta che portasse ai visitatori una spiegazione comprensibile della significativa differenza contestuale e musicologica e allo stesso tempo li coinvolgesse emotivamente. Il progetto ha richiesto l’installazione di due colonne che sono state collocate all’interno di una nicchia: in una di esse abbiamo deciso di proporre un manufatto proveniente da un fortuito ritrovamento di una “moneta d’oro” e sull’altra colonna un “brutto” frammento di scavo. Attraverso il movimento dei sensori, l’installazione si attiva quando il

pubblico passa, le luci si spengono e solo la moneta d’oro rimane illuminata.

Quando ciò accade, un video di 20-30 secondi in stile wire frame presenta le informazioni disponibili sul ritrovamento e mette in evidenza il luogo di scoperta e la cronologia dei risultati. Il termine del video le luci si spengono di nuovo, lasciando solo la colonna con il frammento proveniente dallo scavo illuminato. Questa
volta appare un video più lungo, di 1-2 minuti, con informazioni molto più ricche e che possono essere ottenute dal frammento evidenziato.
 

L’esposizione è particolarmente coinvolgente e vede come protagonista dello storytelling l’archeologo ricercatore e il suo flusso di coscienza/mappa concettuale riguardante i ragionamenti su due reperti.

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